QUALI SONO I SINTOMI?
Gran parte degli aneurismi aortici sono molto insidiosi perché completamente asintomatici, non danno cioè alcun segno di sé fino a quando non si complicano. La loro diagnosi è quindi molto spesso casuale, durante accertamenti diagnostici fatti per altre patologie (es. RX, TAC torace o Ecografia di altri organi). Un aneurisma aortico è potenzialmente pericoloso poiché può rompersi improvvisamente e causare una grave emorragia e portare alla morte. In Italia ogni anno sono oltre 6.000 i decessi per rottura di aneurisma aortico; questo è un segnale di quanto la diagnosi precoce e la prevenzione siano fondamentali per combattere questa patologia.
Quando le dimensioni dell’aneurisma aumentano, iniziano a manifestarsi sintomi molto aspecifici: dolore alla mandibola, dolore al collo, dolore in regione cervicale oppure a livello toracico e retrosternale, tosse, raucedine e difficoltà nella respirazione o nella deglutizione, a causa della compressione che l’aneurisma esercita su organi o strutture circostanti.
La decisione riguardo al se e quando operare un aneurisma aortico viene valutata considerando le dimensioni (diametri) dell’aneurisma stesso, alla sua velocità di progressione nel tempo, e ad altri indicatori di aumentato rischio di rottura.
COME SI CURA?
È decisamente preferibile trattare un aneurisma dell’aorta toracica prima che si rompa. Gli interventi in emergenza su aneurismi rotti hanno una mortalità che va dal 30% al 50%.
Per questo, quando l’aneurisma aortico raggiunge le dimensioni di 55-60 mm o più, i medici raccomandano l’intervento chirurgico, proprio per prevenire ed evitare la rottura. Nei soggetti con Sindrome di Marfan, la rottura è più probabile. L’intervento chirurgico è raccomandabile anche per aneurismi più piccoli.
La scelta della tecnica chirurgica per l’aneurisma aortico dipende da molti fattori, come l’età, la salute generale del soggetto, l’anatomia dell’aorta e dell’aneurisma stesso. L'argomento è molto complesso, pertanto tutte le possibili opzioni e gli aspetti relativi ad ogni singolo paziente, vanno comunque discusse e approfondite col cardiochirurgo prima dell’intervento.