Bypass Aortocoronarico
Le arterie coronarie sono i vasi che portano sangue ricco di ossigeno al cuore. Hanno quindi l’importante compito di ossigenare e nutrire il tessuto muscolare del cuore, per mantenerlo in buona salute e preservarne la funzionalità. Il restringimento delle arterie coronarie è causato dall’aterosclerosi, una malattia degenerativa che colpisce le arterie di medio e grosso calibro, infiammandole e irrigidendole con la formazione di placche costituite da grasso (colesterolo), tessuto fibrotico e calcio, che ostruiscono e impediscono il passaggio di una quantità di sangue adeguata. Le cellule del cuore entrano così in uno stato di sofferenza, che può sfociare in eventi gravi, come:
l’angina pectoris, transitoria deficienza del flusso sanguigno, responsabile di un dolore opprimente dietro lo sterno; questo sintomo può comparire sotto sforzo, cioè quando il cuore aumenta le sue richieste di sangue, oppure anche a riposo, segno questo di una patologia in stadio avanzato.
l’infarto miocardico, morte irreversibile del tessuto muscolare cardiaco, conseguente a ostruzione prolungata di una o più arterie coronarie.
Per fare una diagnosi di stenosi (restringimento) coronarica è necessaria l’esecuzione di un esame chiamato coronarografia.
COME SI CURA?
L’intervento non chirurgico di angioplastica coronarica viene eseguito dal cardiologo emodinamista, ed è una procedura che prevede la dilatazione del restringimento mediante un palloncino che si gonfia all’interno della coronaria, e il successivo posizionamento di una retina (stent) che permette di mantenere dilatata l’arteria. Questa procedura non è sempre indicata. L’appropriatezza dell’indicazione dipende dalla sede e dal numero di coronarie interessate, dal loro grado di occlusione e dalla coesistenza di patologie associate (ad es. diabete, controindicazione agli anti aggreganti) che favoriscono una ri-occlusione a distanza di tempo.
Quando l’angioplastica non è indicata, diventa necessario eseguire allora l’intervento chirurgico di bypass aortocoronarico, che serve a superare (dall’inglese “bypass”) questi restringimenti tramite la creazione di un “ponte” o strada alternativa, attraverso cui il sangue ossigenato possa raggiungere quelle zone del cuore che ne ricevono poco.
L’intervento di bypass aortocoronarico è oggi l’intervento cardiochirurgico più eseguito in Italia, proprio a causa dell’elevata incidenza di infarti miocardici causati dall’aterosclerosi, che fa ammalare le arterie, e può essere effettuato nei seguenti modi:
- Intervento tradizionale a cuore fermo, con circolazione extra-corporea e incisione mediana dello sterno.
- Intervento sempre tramite incisione mediana dello sterno ma a cuore battente (senza circolazione extra corporea). Questo metodo comporta rischi minori per alcune tipologie di pazienti.
- Bypass mini invasivo (o MIDCAB – Minimally Invasive Direct Coronary Artery Bypass): Questa procedura effettuate a cuore battente, prevede l’accesso al cuore tramite un’incisione di 4-5 centimetri praticata al 4° o al 5° spazio intercostale anteriore sinistro, attraverso il quale si preleva in visione diretta l’arteria mammaria sinistra per confezionare un bypass diretto sulla coronaria più importante del cuore: l’arteria coronaria discendente anteriore. In qualche caso è possibile anche effettuare una rivascolarizzazione su più arterie.
Gli interventi di rivascolarizzazione miocardica, pur non curando la patologia di base, servono però come strategia per ridurre i casi di morte per infarto e per migliorare l’aspettativa e la qualità di vita dei pazienti. Nonostante questo, per prevenire l’insorgenza della malattia e per impedirne la progressione, diventa di fondamentale importanza eliminare i fattori di rischio (ipercolesterolemia, ipertensione arteriosa, fumo, diabete, stress, etc.) ed il cambio dello stile di vita, della dieta e delle abitudini negative responsabili della patologia coronarica.